Guida al sistema di previdenza sociale in India
A cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates
Il sistema di previdenza sociale in India è disciplinato attraverso un cospicuo numero di norme che regolano una serie di fondi e programmi. Ciononostante, esso copre soltanto una piccola parte della popolazione.
Il sistema di previdenza sociale in India comprende un pagamento di premi assicurativi nei fondi governativi (come previsto in Cina) ma anche obblighi forfettari per il datore di lavoro.
Generalmente, i fondi del sistema di previdenza sociale indiano coprono le seguenti tipologie di assicurazioni sociali:
- Pensione;
- Assicurazione sanitaria e servizi sanitari;
- Pensione di invalidità;
- Assegno di maternità;
- Liquidazione
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Sebbene gran parte della popolazione indiana non abbia la possibilità di essere inserita in alcuno di questi programmi, facendo parte del “settore non organizzato”, tuttavia i cittadini indiani appartenenti al “settore organizzato” (che include quelli impiegati da investitori stranieri) ed i loro datori di lavoro sono coperti dai fondi già menzionati.
Le modalità di applicazione dei contributi obbligatori alla previdenza sociale è variegata. Alcune assicurazioni sociali richiedono contributi del datore di lavoro da ogni tipo di società, altre solo da società con un minimo di dieci impiegati, ed altre ancora da società con oltre venti lavoratori.
In questo articolo esploreremo ciascuna delle assicurazioni sociali e la loro copertura, aliquote contributive, leggi e normative di riferimento.
Pensione o fondo previdenziale per i lavoratori
L’Organizzazione per il Fondo Previdenziale per i Lavoratori, che dipende dal Ministero del Lavoro e dell’Impiego, assicura fondo previdenziale e pensione di reversibilità in caso di decesso in servizio. Attualmente, soltanto circa 35 milioni di lavoratori su un totale di 400 milioni hanno accesso alla previdenza sociale ufficiale sotto forma di pensione previdenziale di anzianità. Di questi 35 milioni di lavoratori, 26 milioni sono membri dell’Organizzazione per il Fondo Previdenziale per i Lavoratori, che include lavoratori nel settore privato, impiegati statali, personale militari ed impiegati dei progetti del settore pubblico statale.
I programmi dell’Organizzazione per il Fondo Previdenziale per i Lavoratori si applicano alle società con almeno venti impiegati. I contributi al Fondo Previdenziale per i Lavoratori sono obbligatori sia per il datore di lavoro che per il lavoratore, se quest’ultimo percepisce fino a INR 15.000 (pari a USD 220) mensili. I contributi sono invece volontari se il lavoratore percepisce uno stipendio alto. Se lo stipendio di un lavoratore supera questa cifra, il contributo pagabile dal datore di lavoro sarà comunque limitato alle prime INR 15.000.
L’Organizzazione per il Fondo Previdenziale per i Lavoratori è suddivisa in tre programmi:
- Il Fondo Previdenziale per i Lavoratori, 1952 (Employees’ Provident Fund Scheme – EPF);
- Fondo Pensioni per i Lavoratori, 1995 (Employees’ Pension Scheme – EPS); e
- Fondo di Garanzia dei Depositanti, 1976 (Employees’ Deposit Linked Insurance Scheme – EDLI).
All’EPF contribuiscono il datore di lavoro (1,67-3,67 per cento) ed il lavoratore (10-12 per cento).
All’EPS contribuiscono il datore di lavoro (8,33 per cento) ed il governo (1,16 per cento), ma non il lavoratore.
Infine, all’EDLI contribuisce esclusivamente il datore di lavoro (0,5 per cento).
Esistono quattro tipologie principali di pensioni (tutte su base mensile):
- Fondo previdenziale o pensione di invalidità;
- Pensione di reversibilità per decesso in servizio;
- Pensione infantile; e
- Pensione di orfano.
Inoltre, ci sono dei fondi pensionistici separati per gli impiegati statali, lavoratori impiegati in miniere di carbone e piantagioni di tè nello stato di Assam e per i marinai.
Assicurazione sanitaria e servizi sanitari
L’India ha un servizio sanitario nazionale, che però non include assistenza sanitaria gratuita per l’intera popolazione. La Legge sull’Assicurazione Statale per i Lavoratori (Employees’ State Insurance, ESI) prevede un fondo dedicato all’assistenza sanitaria ai lavoratori e alle loro famiglie, così come sussidi durante periodi in malattia o maternità, e buste paga mensili in caso di decesso o disabilità per chi lavora in fabbriche e stabilimenti con dieci o più lavoratori.
Le norme modificate nel 2016 dell’ESI– notificate il 22 dicembre 2016 – hanno esteso la copertura fino ad includere lavoratori che percepiscono INR 21.000 (pari a USD 313,53) mensili a partire dal 1 gennaio 2017; prima d’allora, il limite per potersi iscriversi all’ESI corrispondeva ad uno stipendio mensile di INR 15.000 (pari a USD 220). Successivamente, il 20 gennaio 2017 sono state notificate nuove norme, che regolano gli assegni di maternità per le donne assicurate.
L’indennità di malattia sotto la copertura dell’ESI equivale al 70 per cento dello stipendio giornaliero medio ed è elargibile per 91 giorni durante due periodi di indennità consecutivi.
Pensione di invalidità
La Legge sugli Indennizzi di Lavoratori del 1923 prevede che il datore di lavoro ricompensi i lavoratori o le loro famiglie in caso di infortuni sul lavoro che causino disabilità o il decesso.
Inoltre, sono inclusi anche i lavoratori esposti al rischio di contrarre malattie, relativamente alle mansioni svolte. Un lavoratore che contrae una malattia sul posto di lavoro è ritenuto vittima di un infortunio a causa e durante lo svolgimento della prestazione lavorativa, e pertanto il datore di lavoro è responsabile per ricompensare il suo impiegato. Infortuni che provochino totale e parziale disabilità permanente sono indicati nelle parti I e II della Tabella I della Legge sugli Indennizzi ai Lavoratori, mentre le malattie professionali sono definite nelle parti A, B e C della tabella III della medesima Legge.
Il calcolo dell’indennizzo dipende dalla natura della disabilità:
- Decesso: 50 percento dello stipendio mensile moltiplicato per l’elemento rilevante (età) o la cifra di INR 80.000 (USD 1.246,20). Si applica la cifra maggiore;
- Disabilità totale a vita: 60 percento dello stipendio mensile moltiplicato per l’elemento rilevante (età) o la cifra di INR 90.000 (USD 1.401,98). Si applica la cifra maggiore.
Per saperne di più: Come funziona e quando si applica l’indennità di congedo in India
Assegno di maternità
La nuova Legge sull’Assegno di Maternità, entrata in vigore l’1 aprile 2017, aumenta alcune delle principali agevolazioni previste dalla Legge sull’Assegno di Maternità del 1961. La legge modificata prevede che le donne nel settore organizzato abbiano diritto ad un permesso di maternità di 26 settimane per i primi due figli, e di 12 per il terzo. L’India si classifica terza nella lista dei Paesi che garantiscono il permesso di maternità lungo, dietro a Canada (50 settimane) e Norvegia (44 settimane).
La Legge prevede anche 12 settimane di permesso di maternità per le madri di figli adottivi di meno di tre mesi di età, così come per le “madri biologiche” che optano per la maternità surrogata. Il periodo di 12 settimane in questi casi viene calcolato a partire dalla data in cui il bambino viene affidato alla madre adottiva o delegante.
La legge impone a qualsiasi esercizio di fornire un servizio di asilo aziendale non distante dal posto di lavoro, che la madre può visitare fino a quattro volte al giorno. Tali misure entreranno in vigore a partire dal 1 luglio 2017.
La nuova Legge sull’Assegno di Maternità introduce per le donne l’opzione di poter lavorare da casa, in accordo con i datori di lavoro, al termine del permesso di maternità.
Secondo quanto previsto dalla Legge del 1961, ogni donna ha diritto a ricevere il pagamento dell’assegno di maternità, per cui il suo datore di lavoro è responsabile, calcolato sulla base dello stipendio giornaliero medio per il periodo in cui la lavoratrice è in maternità. In aggiunta alle 12 settimane retribuite, il lavoratore ha diritto ad un bonus sanitario di IRN 3.500 (USD 54,45).
La Legge del 1961 prevede che nell’eventualità di aborto spontaneo o volontario, il lavoratore abbia diritto a sei settimane di permesso di maternità pagate. Le lavoratrici hanno inoltre diritto ad un ulteriore mese di maternità pagata in caso di complicazioni dovute alla gravidanza, parto, nascita prematura, aborto spontaneo o volontario, o sterilizzazione tubarica (due settimane in questo caso).
Oltre a quanto sopra elencato, la Legge del 1961 prevede che nessuna azienda possa forzare le donne impiegate a svolgere lavori pesanti o mansioni che richiedano di stare in piedi a lungo che possano interferire con la gravidanza o il normale sviluppo del feto o causare un aborto spontaneo e danni alla salute della madre.
Liquidazione
La Legge sulla Liquidazione del 1972 prevede che gli esercizi con dieci lavoratori paghino una liquidazione equivalente a 15 giorni di stipendio per ogni anno di servizio ai lavoratori che hanno svolto cinque anni di servizio.
La liquidazione è corrisposta sotto forma di pagamento forfettario da parte della società. In caso di decesso o sopravvenuta disabilità del lavoratore, la liquidazione deve essere pagata in ogni caso al legatario o all’erede del lavoratore.
Il datore di lavoro può comunque rifiutare di pagare la liquidazione se il lavoratore è stato licenziato per cattiva condotta. In tal caso, va emesso un ordine di sospensione del rapporto di lavoro che contenga le accuse a carico dell’impiegato.
La liquidazione si calcola con la formula seguente:
Liquidazione = Ultimo Salario Percepito x 15/26 x Anni di Servizio, dove
- Il rapporto 15/26 rappresenta 15 giorno su 26 giorni lavorativi in un mese;
- Ultimo Salario Percepito = Salario Base + Indennità secondo il Costo della Vita;
- Gli anni di servizio si arrotondano per eccesso o difetto considerando l’anno più vicino. Ad esempio, se il lavoratore ha svolto 10 anni, 10 mesi e 25 giorni di servizio, si arrotonda a 11 anni.
Sulla liquidazione non si applicano imposte a condizione che la cifra elargita non ecceda il salario di 15 giorni per ogni anno completo di servizio calcolato sulla base dell’ultimo salario percepito (soggetto ad un massimo di INR 1 milione o USD 15.467,62). Un datore di lavoro rimane comunque libero di pagare una liquidazione più alta al lavoratore, sotto forma di contributo volontario ex-gratia imponibile.
Nota del redattore: questo articolo è stato pubblicato per la prima volta a marzo 2013 ed è stato successivamente aggiornato con le più recenti normative il 12 maggio 2017.
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