L’India intende sostituire il salario minimo con il salario standard di sussistenza entro il 2025: che cosa sappiamo
L’India sta collaborando con l’OIL per definire un salario standard di sussistenza che copra le spese per l’alloggio, l’assistenza sanitaria, il cibo, l’istruzione e l’abbigliamento. L’obiettivo è che sia operativo entro il 2025.
L’India sta cercando di ottenere assistenza tecnica dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) per potenziare la sua capacità di raccolta di dati in modo sistematico, con l’obiettivo di stabilire un quadro di riferimento per il calcolo e l’implementazione del salario di sussistenza. Il Paese vuole passare dal salario minimo al salario di sussistenza entro il 2025. I salari di sussistenza, pianificati per sostituire i salari minimi di base, hanno lo scopo di fornire ai lavoratori un reddito sufficiente a coprire le spese sociali essenziali come l’alloggio, il cibo, l’assistenza sanitaria, l’istruzione e l’abbigliamento.
La recente approvazione da parte dell’OIL dell’istituto del salario di sussistenza, a seguito di un accordo raggiunto nel corso di una riunione di esperti sulle politiche salariali a febbraio, e successivamente ratificato dall’organo di governo dell’OIL il 13 marzo, come riportato dall’Economic Times, sottolinea lo sforzo volto a togliere milioni di persone dallo stato di povertà e a salvaguardare il loro benessere.
L’adozione di salari di sussistenza sarebbe fondamentale, per l’India, per raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile, soddisfare le aspirazioni della sua vasta popolazione attiva e facilitare la scalata verso standard di vita migliori. Anche se standard di vita più elevati potrebbero produrre ricadute positive nell’economia, tra cui un aumento dei consumi e un migliore sviluppo delle competenze, questa transizione da sola potrebbe non essere sufficiente a ridurre il significativo divario economico interno dell’India. Se l’India aspira a raggiungere lo status di economia sviluppata, non deve fare affidamento esclusivamente sulla manodopera a basso costo.
Attualmente, la forza lavoro indiana supera i 500 milioni di persone, di cui circa il 90% impiegati nel settore non organizzato: il che li esclude dalle garanzie offerte dalla previdenza sociale. Molti in questa fascia demografica guadagnano un salario minimo giornaliero di 176 INR (2,11 dollari). Questo salario minimo nazionale (NFLMW) è rimasto invariato dal 2017 e, di fatto, non è sempre applicato, con la conseguente potenziale riduzione dei salari in vari stati indiani. Nonostante la ratifica del Codice salariale nel 2019, che prometteva di stabilire un salario minimo obbligatorio a livello nazionale, la sua attuazione rimane ancora in sospeso.
Le discussioni sull’aumento del salario minimo sono state rinviate a causa dei problemi causati dalla pandemia di COVID-19. Nel 2019, il gruppo di esperti Anoop Satpathy ha proposto un salario minimo minimo di 375 rupie al giorno. Attualmente, secondo quanto emerge, un nuovo comitato di esperti sta elaborando un report di revisione del salario minimo.
Un salario di sussistenza tiene in considerazione le spese essenziali come l’alloggio, l’abbigliamento, il cibo, l’istruzione, l’assistenza sanitaria e il tenore di vita generale. Al contrario, i salari minimi tengono conto della produttività del lavoro e dei livelli di competenza, rendendo più alti i salari di sussistenza. L’impegno dell’India a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) entro il 2030, in particolare l’obiettivo di garantire condizioni di lavoro dignitose e la crescita economica, sottolinea l’importanza di questa transizione.
Il NFLMW (National Floor Level Minimum Wage) è attualmente determinato sulla base di una formula legata alle stime della soglia di povertà stabilite nel 1970 dalla precedente Commissione di pianificazione. Tuttavia, i critici sostengono che questa metodologia non riesca a tenere conto della mutazione dei modelli di spesa avvenute nel corso degli anni. Secondo l’Economic Survey 2022-23, la crescita dei salari reali in India è stata negativa nonostante gli aumenti dei salari nominali, principalmente a causa dell’inflazione.
L’India è membro fondatore dell’OIL e membro permanente del suo organo di governo dal 1922.
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