Usi, costumi e tradizioni nel business indiano: un vademecum per gli imprenditori
A cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates
Il territorio indiano è la culla della diversità culturale ed il motivo è evidente: l’India è popolata da una delle civiltà più antiche del mondo, caratterizzata da un mix culturale che mescola antico e moderno, oriente ed occidente. La vivacità delle immense città, l’eterogeneità dei suoi abitanti, la baraonda di suoni e la ricchezza di colori e odori, sono i tratti che rendono questo Paese unico in tutto il mondo. Pertanto, se si sta considerando di fare affari in India o con una società indiana, vale la pena tentare di capire la sorprendente ricchezza di questa vibrante cultura. Non bisogna però giungere a conclusioni affrettate sul modo più efficace per fare affari in India, perché il regionalismo, i mercati e le persone che si incontrano, sono fattori diversi ma di eguale importanza da considerare accuratamente per costruire un percorso di successo in questo Paese.
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Gli appuntamenti di lavoro
Sebbene la costituzione indiana indichi sia l’Inglese che l’Hindi (alfabeto Devanagari) come lingue ufficiali del Paese, l’Inglese è la lingua più diffusa nel contesto lavorativo. Ciononostante, altre 22 lingue, differenti da regione a regione, sono ufficialmente riconosciute. L’inglese viene parlato sia dalla classe media indiana che dai lavoratori meno qualificati, i quali hanno comunque una conoscenza di base della lingua. L’orario in India viene espresso alla maniera inglese, quindi nell’ordine: giorno, mese e anno; l’anno commerciale inizia ad aprile e finisce a marzo, costellato da molteplici festività che variano a seconda della regione in cui ci si trova e della religione praticata. La posta elettronica è il mezzo di comunicazione più usato al lavoro, soprattutto per organizzare gli incontri e le riunioni.
Analogamente alla cultura occidentale, gli appellativi in India sono costituiti da nome e cognome. Tuttavia, essi vengono modificati a seconda dello stato sociale e della religione praticata. È sempre opportuno iniziare una conversazione con i titoli “Mr.” o “Ms.”. Solo quando la conversazione è stata avviata, il livello di formalità può essere ridotto. Quando si inizia una conversazione con una persona che non si conosce, è buona prassi quella di fornire una breve ma chiara presentazione di sé stessi, del proprio ruolo, nonché dell’organizzazione di cui si fa parte. È opportuno, inoltre, fornire qualche dettaglio in merito a quello che sarà l’oggetto dell’incontro quando si vuole fissare una riunione – ciò è molto apprezzato, considerati i lunghi tempi di percorrenza per spostarsi da una città all’altra. Qualora ci si appresti ad organizzare un pranzo o cena di lavoro, è consigliabile consultarsi con gli ospiti e tenere conto degli invitati che preferiscono piatti vegetariani, vegani, indiani oppure occidentali. Iniziare con qualche minuto di ritardo una riunione e avere qualche interruzione nel corso della stessa sono la norma in India.
In generale, la cultura indiana dà l’impressione di essere più lenta nei ritmi e più informale. È piuttosto diffusa la convinzione che i piani stilati debbano essere flessibili ai piccoli cambiamenti, per sopperire ad eventuali imprevisti che si possono presentare, quali riunioni che finiscono più tardi del previsto o i ritardi causati dal traffico. In aggiunta, nei casi in cui si debbano incontrare funzionari governativi è bene essere preparati a lunghi tempi di attesa. Infine, gli imprenditori musulmani sono soliti fare delle pause, anche durante degli incontri lavorativi, per dedicarsi a qualche momento di preghiera.
La particolarità che differenzia l’India dai Paesi dell’Asia orientale consiste nel fatto che in affari si può essere chiari e diretti sin dall’inizio, senza troppe preoccupazioni legate al concetto di “perdere la faccia”. Anzi, è importante essere specifici circa l’obiettivo che si sta perseguendo e fornire documenti che specifichino chiaramente quello che si intende ottenere. Inoltre, è opportuno stabilire un piano temporale e monitorare il processo di raggiungimento degli obiettivi prefissati.
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I saluti
Il saluto tradizionale in India è “Namaste”. Esso va eseguito congiungendo i palmi delle mani all’altezza del petto, con le dita verso l’alto, e contemporaneamente facendo un cenno col capo. Nel contesto aziendale, è una consolidata abitudine quella di salutare i colleghi con una stretta di mano; d’altro canto con le colleghe, ciò potrebbe costituire una mancanza di rispetto, per cui sarebbe opportuno esibirsi in un saluto tradizionale (namaste) a meno che esse stesse non propongano una stretta di mano. È molto diffusa inoltre, specialmente nel caso in cui persone più giovani si rivolgano a colleghi più grandi, l’abitudine di rivolgersi con i titoli “Sir” e “Madam”. Anche il linguaggio del corpo è diverso rispetto alla cultura occidentale: gli indiani, per esempio, hanno l’abitudine di scuotere la testa da un lato all’altro. Questo gesto rappresenta un mix tra “si” e “no” ed è usato per comunicare all’altra persona di essere d’accordo con quanto detto o, più semplicemente, di aver capito.
Le religioni e festività più rilevanti
All’interno della penisola indiana coesistono (anche se non sempre pacificamente) molteplici religioni. La religione prevalente è quella induista, ma delle consistenti minoranze di musulmani, buddisti, sikhisti, giainisti, ebrei e cristiani sono presenti nel territorio. Nella vita di un indiano, la religione è una delle cose più importanti, pertanto bisogna essere cauti sotto questo punto di vista se si vogliono mantenere buoni rapporti nel contesto lavorativo. Sebbene il sistema tradizionale di organizzazione della società indiana per caste derivato dalla cultura induista sia stato eliminato, molti aspetti sono ancora presenti nella mentalità comune ed influenzano le pratiche commerciali in India. Ci sono molteplici festività durante l’anno e diverse da regione a regione, per cui sarebbe opportuno consultare il calendario prima di fissare qualsivoglia evento aziendale. Le tre feste nazionali più sentite in India sono:
- Festa della Repubblica – 26 gennaio
- Festa dell’Indipendenza – 15 agosto
- Gandhi Jayanti (Nascita di Gandhi) – 2 Ottobre
Più in generale, le festività riconosciute dal governo indiano sono:
- 26 gennaio: Festa della Repubblica
- 24 febbraio: Maha Shivaratri (Grande notte di Shiva)
- 13 marzo: Holi (Festa dei colori)
- 4 aprile: Ram Havami (Nascita di Rami)
- 9 aprile: Mahavir Jayanti (Nascita di Mahavira)
- 14 aprile: Venerdì Santo
- 10 maggio: Buddha Purnima (Nascita di Buddha)
- 26 giugno: Eid-ul-Fitr (Festa che celebra la fine del Ramadan)
- 15 agosto: Festa dell’indipendenza
- 2 settembre: Eid-ul-Zuha (Festa del sacrificio di Abramo)
- 30 settembre: Dussehra (Celebrazione della vittoria del bene sul male)
- 1 ottobre: Muharram (Capodanno islamico)
- 2 ottobre: Nascita di Gandhi
- 19 ottobre: Diwali (Festival delle luci)
- 4 novembre: Nascita del guru Nanak
- 2 dicembre: Eid-e-Milad (Nascita di Maometto)
- 25 dicembre: Natale
Bisogna tenere presente che alcune di queste festività ricorrono ogni anno durante il week-end, come Mahavir Jayanti, Eid-il-Zuha. Dussehra, Muharram, la nscita del guru Nanal e l’Eid-e-Milad.
L’Islam e l’Eid-ul-Fitr: la festa che celebra la fine del Ramadan
L’Islam è la seconda religione più praticata in India, dopo l’Induismo. Nello specifico, circa il 14 per cento della popolazione (172 milioni di abitanti, stando ai dati forniti dal censimento eseguito nel 2011) dichiara di essere islamico. L’Eid-ul-Fitr (Eid) è una festività musulmana che celebra la fine del Ramadan, il mese santo del calendario islamico durante il quale è consueto digiunare. Andando più a fondo sull’etimologia del termine, Eid significa “festività” in arabo, mentre Fitr significa “rompere il digiuno”. Celebrato il primo giorno dello Shawwal, il decimo mese del calendario lunare islamico, l’Eid-ul-Fitr dura tre giorni. Il giorno che precede questa ricorrenza è chiamato Chand Raat, letteralmente “notte della luna”. In questo periodo, inoltre, i centri commerciali e i negozi sono gremiti di gente che si accinge a fare gli ultimi acquisti in occasione della festa. Secondo tradizione, le donne in tale occasione indossano braccialetti colorati e dipingono le loro mani con l’hennè. L’augurio tradizionale è “Eid Mubarak”: Mubarak sta per benedetto e, più in generale, l’augurio può essere tradotto come buone feste. Analogamente al Natale cristiano, lo scambio di doni è molto diffuso in questa occasione e i bambini sono soliti ricevere anche dei soldi (Eidi) dai familiari più grandi ai quali rivolgono un cortese “salam”, che letteralmente significa “la pace sia su di te” ma che in italiano corrisponde al più comune ciao. Infine, dopo la fase di preghiera tutta la famiglia si reca al cimitero a pregare per i parenti che non ci sono più.
Diwali: il festival delle luci
In occasione del Diwali, che viene celebrato tra la fine di settembre e la fine di novembre, è consuetudine diffusa quella di accendere piccole lampade di creta riempite di olio. Esse simboleggiano la vittoria del bene sul male in un individuo. Indossare vestiti nuovi di zecca e condividere dolciumi con i conoscenti più stretti sono le usanze tipiche in questa circostanza. Alcuni business locali fanno partire il loro anno commerciale in occasione del primo giorno del festival delle luci, nella speranza che questa data possa portare fortuna per l’anno che si apprestano ad affrontare.
Nella cultura induista, il Diwali, narrato nel poema epico Ramayana, denota il ritorno di Lord Rama nel suo regno, Ayodhya, dopo aver sconfitto Ravana, il re demoniaco di Lanka. Anche l’uccisione di un altro re demoniaco, Narakasura, viene celebrata durante il Diawara. Tratto comune di entrambe le storie è il trionfo del bene sul male, che è il messaggio principale che la festa mira a trasmettere. Questa solennità è molto simile al capodanno indiano, il quale viene festeggiato subito dopo la stagione dei monsoni, quando la temperatura inizia a scendere dopo l’estate lunga e afosa. Inoltre, un concetto molto caro e largamente condiviso dalla popolazione locale è quello di “Karma” – tutto accade per una ragione. Gli indiani hanno un forte senso di comunità e sostengono una stratificazione sociale di tipo gerarchico.
A causa dell’alta densità di popolazione che caratterizza il territorio indiano, il concetto di privacy è molto debole così come quello di spazio privato. Questo è il motivo per il quale diverse generazioni spesso condividono lo stesso tetto. Quanto precede ci fa capire come instaurare nel modo corretto le relazioni interpersonali sia vitale quando si fanno affari in India.
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Gli argomenti delle conversazioni
Non è raro da parte degli indiani, porre delle domande a volte poco consone o considerate da noi troppo invadenti. Chiedere informazioni sulla vita privata di una persona, ad esempio sulla famiglia, è un modo per dimostrare interesse ed essere amichevoli. Analogamente la politica, il cricket, i film e, di recente, anche le riforme economiche e la crescita che l’India sta affrontando sono temi gettonati nelle interazioni quotidiane.
Bollywood, la più grande industria del cinema in India, produce annualmente il più vasto ammontare di film a livello globale (circa 800-1.000 film all’anno). La nazione è costellata da più di 13.000 sale cinematografiche, e inoltre larga parte della popolazione locale ama guardare i film anche attraverso media più tradizionali come la televisione o digitali come il live streaming sugli smartphone. Così come i giocatori di cricket, anche gli attori sono considerati icone nazionali, motivo per il quale la loro vita privata finisce spesso sotto i riflettori dei media nazionali, e di conseguenza sulla bocca di milioni di indiani.
Tipicamente l’India adotta un approccio di tolleranza verso le altre culture e religioni, considerata l’eterogeneità della popolazione che la abita. Ciononostante, i rapporti istituzionali con alcune delle altre nazioni del sub-continente indiano, come il Pakistan, non sono propriamente idilliache (molti indiani attribuiscono tali attriti agli errori commessi dalla classe politica di entrambi i Paesi). In generale, dal momento che larga parte della popolazione locale potrebbe essere emozionalmente coinvolta, è consigliabile non intavolare discorsi a riguardo.
Da ultimo, bisogna spendere qualche parola riguardo al divario che divide la parte ricca dell’India da quella più povera. A renderlo evidente è la netta contrapposizione esistente tra le case stravaganti e lussuose e le casupole irregolari che si ergono a pochi isolati di distanza. É bene pertanto trattare anche questo argomento con estrema cautela perché gran parte della popolazione autoctona si dimostra fervente ed orgogliosa sostenitrice dello sviluppo e dell’alto livello di benessere economico che questo Paese sta vivendo da dieci anni a questa parte.
Le gerarchie nelle relazioni sociali
Gli indiani sono abituati a vivere all’interno di gerarchie sociali, modus vivendi infuso dai britannici durante il periodo coloniale, per cui è facile notare un alto rigore formale tra colleghi. Per esempio, è normale riferirsi ai superiori con il titolo di “Mr.”. È consigliabile, quindi, riferirsi ai colleghi per cognome, prestando bene attenzione ad usare i titoli accademici o altri titoli. Le influenze dell’induismo e dell’antico sistema per caste, hanno forgiato una cultura che enfatizza perfino la creazione di microcosmi altamente gerarchici. Per esempio, i professori sono chiamati Guru e sono riconosciuti come la fonte di tutto il sapere. Il patriarca, ruolo di solito ricoperto dal padre, è considerato il capo della famiglia. In ambito lavorativo, il capo è ritenuto essere la figura con maggiori responsabilità, nonché quella che prende la decisione finale sul da farsi. Appare evidente, dunque, come ogni rapporto sociale abbia una sfumatura gerarchica ben definita che deve essere rispettata al fine di mantenere nel tempo un equilibrio sociale.
L’abbigliamento nel contesto lavorativo
Gli uomini sono soliti indossare una camicia button-down (abbottonata fino al collo), pantaloni eleganti e una giacca o cravatta in base al livello di formalità della riunione o del settore in cui la società opera (nel settore bancario e in generale nei contesti lavorativi più formali, l’abito è il tipo d’abbigliamento più comune). Tuttavia, considerato che in India il clima è abbastanza caldo, una camicia a maniche lunghe con una cravatta sono altresì ammessi. Nel settore tecnologico, d’altro canto, è sufficiente avere un abbigliamento più casual. Non è strano quindi vedere dipendenti che indossano delle sneakers con jeans e maglietta. Di norma, comunque, gli uomini indossano almeno giacca e camicia, tralasciando la cravatta nei periodi più caldi. Il tradizionale kurta, la lunga camicia indossata da uomini e donne indiane è allo stesso modo molto diffuso, soprattutto perché notevolmente comodo. I dirigenti che provengono dall’estero, e quindi non molto familiari con i capi d’abbigliamento locali, dovrebbero indossare degli abiti estivi – un misto di lana leggera e seta sarebbe la scelta ottimale – e camicie di cotone (materiale ad alta traspirabilità, a differenza della seta).
Quello che è stato radicalmente trasformato è invece l’abbigliamento richiesto alle donne in ambito lavorativo. In precedenza, la maggior parte era solita portare abiti indiani tradizionali come la salwar kameez (una lunga tunica che lasciava intravedere dei pantaloni larghi) o il semplice sari (una fascia di stoffa avvolta intorno al corpo in modi che variano a seconda della sua funzione) per andare in ufficio. Oggi invece e più comune vederle indossare dei tailleur con pantaloni o camicette e gonne, anche se il sari e la salwar kameez sono comunque ammessi. Le occasioni meno informali prediligono l’uso di jeans e maglietta sia per gli uomini che per le donne.
Sebbene le vista di uno straniero che indossa un costume locale venga interpretato come un gesto di amicizia e acutezza di sentimenti nel capire la cultura indiana, quando invitati ad un matrimonio indiano è comunque raccomandabile indossare un abito più formale.
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La negoziazione di un accordo
Il tipico uomo d’affari indiano ha molta esperienza in negoziati, per cui è molto importante dimostrare pazienza durante la negoziazione. Il processo che conduce alla decisione finale, solitamente presa dalla persona che gode di maggiore autorità, è lungo e tortuoso. Oltretutto, posticipi e ritardi sono molto frequenti, specialmente quando a fare da controparte è il governo.
Le attività extra lavorative con i clienti
È una diffusa consuetudine, per gli stranieri che lavorano in India, quella di essere invitati per un pasto a casa di clienti indiani. Per loro è motivo di orgoglio e gioia poter invitare delle persone che provengono dall’estero a provare piatti locali preparati in casa. È opportuno ricordare, dopotutto, che anche l’ospite ha qualche onere: portare un regalo al padrone di casa, come una scatola di cioccolatini, è notevolmente gradito. Inoltre, nel caso la persona che ospita l’evento abbia dei bambini, è consigliato portare qualche piccolo regalo anche ai commensali più piccini. Qualora l’invito ricada durante un periodo festivo, invece, il regalo ottimale è una scatola di dolcini, meglio conosciuti come “mithai”. La maggior parte delle famiglie ha l’abitudine di togliere le scarpe prima di entrare in casa. Osservare questa usanza è particolarmente importante. Per cui se si nota che i padroni di casa hanno tolto le scarpe, si dovrebbe fare lo stesso in segno di rispetto, a meno che non insistano sul contrario.
Una menzione a parte va fatta per i matrimoni. Nel caso in cui si riceva l’invito e si vogliano regalare soldi, si tenga bene in mente che gli indiani sono soliti aggiungere una rupia in segno di buon auspicio (101, 501, 1001, ad esempio). Si può essere certi che, in questo modo, il regalo verrà apprezzato ancora di più.
Il consumo di alcolici non è accettato per una questione culturale in molte parti della penisola indiana, e molti di loro non bevono nemmeno in casa. Tuttavia non sussiste alcun problema, qualora il padrone di casa abbia alcolici in casa e beve. Tra i pochi alcolici consumati in India, quelli di matrice britannica come il Gin e il Whiskey sono di gran lunga i più apprezzati. I marchi locali, purché di buona qualità, possono essere una buona scelta. Una buona bottiglia comprata in un duty-free sarà sempre apprezzata, se si conoscono i gusti di chi sta ospitando.
Le pietanze tipiche
La passione per il cibo e le bevande sono degli aspetti intrinseci alla cultura indiana. In base alle varie usanze e religioni è possibile trovare diversi piatti tipici. I padroni di casa solitamente offrono ai propri ospiti bevande come tè, caffè, o altre bevande analcoliche accompagnate da qualche snack, anche in casi di riunioni d’affari. La maggior parte di loro, inoltre, preferisce bere acqua filtrata. Il galateo indiano suggerisce che è possibile declinare il primo invito a consumare il cibo o le bevande che vengono offerti. È la prassi, infatti, sebbene non sia obbligatorio, quella di rifiutare il primo invito, ma non i successivi. Anzi, è considerata una violazione dell’etichetta non mangiare o bere nulla di quello che viene proposto. Anche se non si intende consumarli o consumarne solo una parte, è sempre meglio accettarli piuttosto che non prenderli affatto.
La grande maggioranza degli indiani induisti non mangia carne per motivi religiosi. Sarebbe opportuno quindi, quando ci si appresta a preparare un pasto o ad ordinare al ristorante per i commensali indiani, accertarsi che essi siano vegetariani o se mangiano anche la carne. Molti piatti sono consumati con le mani. Curiosamente, quando ciò accade, la mano destra è la sola ad essere usata.
Per quanto riguarda il consumo di bevande, è sempre più educato chiedere “cosa preferisci bere?”, piuttosto che “posso offrirti una birra?”. Infatti anche gli indiani che consumano bevande alcoliche, non hanno l’abitudine di consumarle durante le festività religiose o in presenza di un parente più anziano e altamente rispettato. A cospetto di quanto detto, bisogna essere prudenti e disporre in queste occasioni di succhi di frutta, bevande analcoliche, e acqua in bottiglia. La soda fresca al lime è considerata altamente idratante e rinfrescante e viene offerta in due versioni: dolce e salata.
Le mance
In India, sebbene dare delle mance consistenti non sia un’abitudine molto diffusa, una mancia minima va sempre lasciata ai camerieri. In molti ristoranti, il dieci per cento del totale pagato è considerato sufficiente. In aggiunta, qualora si voglia dimostrare di aver particolarmente apprezzato il cibo o il servizio, si può lasciare anche il resto. Per i taxi e i risciò, un mezzo di trasporto dotato di un carrello e tre ruote e sul quale possono prendere posto due o tre persone, molti semplicemente arrotondano la cifra dovuta al numero intero più vicino.
Viaggiare verso l’India
Tutti gli stranieri che intendono andare in India necessitano di un visto. Quando si fa richiesta, si potrebbe avere bisogno di una lettera di invito, sottoscritta dal partner commerciale indiano o da un’università, la quale riporti i termini ed i motivi della visita. È oltremodo importante andare dal proprio medico di fiducia prima di partire per verificare le necessarie vaccinazioni o richiami di vaccinazioni precedentemente effettuate. Solitamente, inoltre, una settimana prima di andare in India, è vivamente raccomandato di prendere delle pillole antimalariche.
Per gli spostamenti intra cittadini, il taxi appare essere una delle soluzioni più gettonate. Quando ci si appresta a prendere un taxi, è consigliabile contrattare il prezzo prima di iniziare la corsa e di controllare meticolosamente il tasso di cambio al fine di non incorrere nelle tipiche trappole tese ai turisti. Tuttavia, servizi di taxi con una tariffa basata sulla corsa effettiva come Uber, Ola e Meru, sono una valida alternativa per muoversi in città.
Consigli per soggiornare in sicurezza
Da quando Mumbai è stata colpita dal terrorismo nel novembre 2008, le autorità stanno cercando di rassicurare i propri cittadini aumentando i controlli e gli standard di sicurezza. Ciononostante, è opportuno prendere le dovute precauzioni quando si viaggia. In linea generale, bisogna essere molto prudenti: per le donne, è preferibile girare in compagnia di altre persone per la città, ad esempio amici – questo perché in India le città sono molto affollate e poco familiari per i turisti.
Ovviamente sarebbe un grave errore generalizzare, perché molti indiani sono amichevoli sebbene curiosi, e dunque, le escursioni fatte durante il giorno, purché fatte in gruppi e con capi d’abbigliamento adeguati, dovrebbero essere esonerate da rischi. Anzi, probabilmente le persone per strada contribuiranno a rendere ancora più emozionante e unica la visita di questa affascinante e colorata nazione.
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